Il passato è una cosa che una volta persa completamente non si ritrova più. L'uomo con i propri sforzi costruisce parzialmente il suo avvenire, ma non può fabbricarsi un passato. Può solo conservarlo. La perdita del passato equivale alla perdita del soprannaturale (S. Weil) Per condividere i vostri "amarcord" potete inviare i testi e le foto al seguente indirizzo e - mail: amarcordceglie@libero.it
mercoledì 30 dicembre 2015
"Concerto di Natale"
lunedì 28 dicembre 2015
Damiano Leo: "Gli amici si vedono nel bisogno"
Gli avevano assegnato la stanza 76 del settimo e
ultimo piano. In ospedale c’era solo quel posto. Prendere o lasciare. Lui,
però, non lo sapeva almeno fino a quando si riebbe. Lo avevano strappato alla
morte quasi per miracolo, dopo quel tremendo incidente in autostrada.
Ad
Alfonso, l’uomo dell’incidente, non piaceva fare troppe domande. Al dottore,
che ogni mattina lo visitava, non aveva chiesto neppure cosa esattamente gli
avesse procurato quel maledetto salto nel vuoto. Aveva capito da solo che,
almeno fino a quel momento, era legato al suo letto d’ospedale.
Al suo compagno di stanza, sistemato proprio sotto
l’unica finestra dalla quale si poteva guardare fuori, non aveva mai chiesto
nulla. Sapeva solo che era lì perché aveva scambiato una bottiglia di varichina
per una di vino. Ne aveva bevuto un lunghissimo sorso prima di rendersi conto
che qualcosa non era andata come doveva. Era ricoverato da circa un mese e
questo lo aveva letto sulla cartella clinica quando, erroneamente, gliela
avevano appoggiata proprio sotto gli occhi.
Alfonso se l’era vista proprio brutta. Ma lui non lo
sapeva e non lo avrebbe saputo mai se non glielo avesse voluto raccontare
proprio il suo compagno di stanza. L’uomo che aveva il privilegio di poter
guardare fuori. Cominciava ad essergli sempre più simpatico. Nei giorni
successivi al suo risveglio proprio non lo sopportava. Gli dava sempre e solo
le spalle. Lo sentiva commentare su questa o quella passante, ma a lui che non
poteva vedere, immobilizzato com’era, non riferiva neanche i colori dei
capelli, meno che meno il volume delle loro rotondità.
Chissà cosa avrebbe fatto, Alfonso, per sapere cosa
stava succedendo fuori da quel sempre più maledetto ospedale. Non gli restava,
a quel punto, che cominciare a chiedere. Una lunga degenza, qualche volta, può
cambiare le nostre abitudini. Alfonso cominciò a bersagliare di domande il suo
vicino di letto. Sempre con più insistenza. Sarebbe andato lui alla finestra,
senza chiedere. Non poteva. Proprio non poteva.
«Dimmi chi passa? Com’è? Alta, bassa, magra? Che fa? È
quella di ieri? Di che colore è la gonna? Gli occhi? I capelli?». Una
mitragliatrice. Un vulcano in eruzione. Domande su domande sul capo sempre più
stanco del degente con il letto sotto la finestra. Alle prime domande aveva
preferito non rispondere. O forse non poteva. Ma lui, il povero Alfonso che non
poteva lasciare il suo letto, era diventato sempre più petulante, sempre più
desideroso di sapere cosa diavolo succedeva là fuori. Dimmi, cosa succede in
questo cavolo di paese. Ti prego racconta, racconta.
Il compagno di stanza si allungò più che poteva verso
la finestra. Ripassò a memoria le tante domande che il povero Alfonso gli aveva
rovesciato addosso. Non sentì il bisogno di farsele rifare e cominciò a
raccontare, raccontare, raccontare, sempre con gli occhi fissi alla finestra.
Raccontava, la sera, fino ad addormentarsi, per la gioia del suo amico Alfonso,
l’uomo che non poteva lasciare il suo letto.
Gli amici
si vedono nel bisogno.
Alfonso,
finalmente, sapeva giorno per giorno cosa succedeva là fuori. L’amico di stanza
aveva continuato a raccontargli tutto, proprio tutto, con dovizie di
particolari. Persino i colori, tutti i colori.
Fino a
quando i parenti dell’amico vennero a prenderselo. Gli tolsero il pigiama. Lo
rivestirono come fosse un bambino. Gli allacciarono persino le scarpe. Dal suo
armadietto tirarono fuori uno strano bastone rosso e bianco. L’amico lo cercò a
tentoni nel buio. Finalmente lo afferrò, l’amico della sua cecità e lasciò che
lo accompagnassero fuori.
lunedì 21 dicembre 2015
Damiano Leo: "Un presentino"
sabato 19 dicembre 2015
Ceglie Messapica: le "Grotte di Montevicoli"
giovedì 17 dicembre 2015
"Due occhi per chi non vede"
Ricevo e pubblico
COMUNICATO STAMPA
Il Lions club Ceglie Messapica Alto Salento ha promosso un service di alto valore sociale denominato "Due occhi per chi non vede", con una raccolta fondi per il servizio Cani Guida Lions.
L'evento si terrà sabato 19 dicembre 2015, presso il Teatro Comunale di Ceglie Messapica, alle ore 20:30.
Il programma prevede l'esibizione della Scuola di Danza della Maestra Luisa Sardelli. Inoltre, nel corso della serata, sarà consegnata la Borsa di Studio "Michele Caliandro" allo studente Angelo Spilotro. Lo studente cegliese che quest'anno ha superato gli esami di maturità con il massimo dei voti e la selezione per l'ammissione al Corso di Medicina e Chirurgia.
La serata sarà presentata da Isa Vitale.
L'evento si terrà sabato 19 dicembre 2015, presso il Teatro Comunale di Ceglie Messapica, alle ore 20:30.
Il programma prevede l'esibizione della Scuola di Danza della Maestra Luisa Sardelli. Inoltre, nel corso della serata, sarà consegnata la Borsa di Studio "Michele Caliandro" allo studente Angelo Spilotro. Lo studente cegliese che quest'anno ha superato gli esami di maturità con il massimo dei voti e la selezione per l'ammissione al Corso di Medicina e Chirurgia.
La serata sarà presentata da Isa Vitale.
lunedì 14 dicembre 2015
Damiano Leo: "Rimorsi"
venerdì 11 dicembre 2015
Il presepe napoletano a Ceglie Messapica (Parrocchia San Rocco)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma) Il presepe è stato allestito dalla Signora Giuseppina Santoro
Potete inviare le foto del vostro presepe all'indirizzo e -mail sumavincenzo2009@libero.it oppure amarcordceglie@libero.it . Le foto saranno pubblicate sul presente blog.
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(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
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(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
(Presepe parrocchia San Rocco Ceglie Messapica, foto V. Suma)
mercoledì 9 dicembre 2015
Damiano Leo: "Il topo e la gattina"
lunedì 7 dicembre 2015
Il presepe: una tradizione senza tempo (presepe parrocchia San Lorenzo da Brindisi, Ceglie Messapica)
(Presepe parrocchia San Lorenzo da Brindisi, Ceglie Messapica, foto V. Suma)
Il presepe è stato realizzato da Rocco Biondi e Grazia Leo
Potete inviare le foto del vostro presepe all'indirizzo e -mail sumavincenzo2009@libero.it oppure amarcordceglie@libero.it . Le foto saranno pubblicate sul presente blog.
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sabato 5 dicembre 2015
venerdì 27 novembre 2015
C'era una volta il Totocalcio...
giovedì 26 novembre 2015
Damiano Leo: "Il treno di Nicola"
martedì 24 novembre 2015
La cappella "Falascuso"
(Cappella in contrada "Falascuso", foto Vincenzo Suma) |
L'amarcord di oggi è dedicato ad una delle cappelle più antiche del nostro territorio. Si tratta della cappella situata in contrada Falascuso. Oggi, purtroppo, la cappella versa in uno stato di totale degrado e abbandono.
"Le cappelle... soste di pietra, soste di preghiera, soste di raccoglimento, soste dalla fatica, soste dal sudore, soste dal dolore, soste dagli affanni, soste di silenzio, soste di muti colloqui.
Ora, esse, quasi timidamente ed a fatica si fanno largo fra erbe e sterpaglie, fra rovi e biancospini, fra muri diroccati e sgradevole asfalto, sfuggendo, quasi consapevolmente, anzi consapevolmente al frettoloso automobilista che non può nel marasma della velocità del tempo, fare "soste di pietra" . (E. Turrisi, Soste di pietra, Regione Puglia, Assessorato alla pubblica istruzione p. 12).
"Le cappelle... soste di pietra, soste di preghiera, soste di raccoglimento, soste dalla fatica, soste dal sudore, soste dal dolore, soste dagli affanni, soste di silenzio, soste di muti colloqui.
Ora, esse, quasi timidamente ed a fatica si fanno largo fra erbe e sterpaglie, fra rovi e biancospini, fra muri diroccati e sgradevole asfalto, sfuggendo, quasi consapevolmente, anzi consapevolmente al frettoloso automobilista che non può nel marasma della velocità del tempo, fare "soste di pietra" . (E. Turrisi, Soste di pietra, Regione Puglia, Assessorato alla pubblica istruzione p. 12).
(Cappella in contrada "Falascuso", foto Vincenzo Suma) |
(Cappella in contrada "Falascuso", foto VincenzoSuma) |
martedì 17 novembre 2015
Le opere di Antonia Gianfreda
(Nonna alla fontana, olio su tela 60x 80)
Tutti abbiamo avuto una nonna, paziente, gentile, comprensiva, grande lavoratrice. Altre generazioni, altri valori.
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(Il mare d'inverno, olio su tela 100x80)
Dopo il frastuono dell'estate, riposiamo in una spiaggia deserta, pervasi da una sottile malinconia
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