(Damiano Leo, l'immagine è tratta dal profilo facebook di Damiano Leo)
Ricevo da Damiano Leo e pubblico il racconto "La scala nel pozzo". Buona lettura!
"La scala nel pozzo"
"La scala nel pozzo"
Quella piccola peste di Gennarino ne aveva già
scampate delle belle. Sua madre
aveva dovuto rinunciare a dare una mano durante la raccolta delle olive, perevitare che al pargoletto capitasse
l’irreparabile. Sempre più appariva come una pentola in ebollizione. Un
mare agitato. Non stava mai fermo. La sua sete di sapere, scoprire, vedere,
toccare sembrava non essere mai paga. Nessuno, in famiglia, aveva mai mostrato
tanta curiosità.
Il prete,
pure lui, aveva consigliato Giovannina di lasciarlo fare, il piccolo. Solo così
avrebbe imparato di più e più in fretta. Una sana curiosità è alla base
d’apprendimento e formazione.
Certo, lascialo fare, ma tienilo sempre a
portata d’occhio. Non si sa mai. Giovannina continuava a guardare l’uliveto da
lontano e marcava stretto quel piccolo vulcano di suo figlio.
Gli uomini
di casa si erano raccomandati di far trovare loro un bel piatto di fave, per
cena. Magari con accanto una grossa manciata di cicorie o d’erbe selvatiche.
Quelle del loro campo.
La donna,
paniere e coltello in una mano e l’altra stretta a quella di Gennarino,
girovagò tra zolle e pietre, in cerca di verdure.
«Guarda,
mamma, quante palline nere!» disse Gennarino, piegandosi a raccoglierle.
«Fermo,
no, non toccarle», lo bloccò la madre.
«Quella è cacca, la cacca delle pecore.
Non ti permettere…».
Gennarino
non si permise e seguitò a studiare altri misteri.
A pochi
passi dall’aia, appena attraversata, aveva notato uno strano luccichio. Pensò e ripensò.
Sua madre, del raccolto, separava il buono dal
cattivo. Scrollò quanta più terra poteva dal paniere. Lasciò, giusto un
momento, la mano di suo figlio, che ancora si chiedeva cos’era quello strano
luccichio. Corse a vedere.
«Acqua!,
quant’acqua!!!» esclamò, meravigliato, Gennarino.
«Chissà chi
si nasconde, sotto l’acqua» si chiese il piccolo sporgendosi in avanti.
«Il
diavolo, ci sta, lo dice il nonno» e continuò, sporgendosi di più, «voglio
vederlo». Cadde di sotto. Oddio, cadde di sotto.
Volarono
per aria urla e cicorie.
«Correte,
Gennarino è giù nel pozzo. Correte! Venite!!! Gesù, Gesù che brutta cosa!!!».
La donna, disperata, cadde in ginocchio. Dal fondo del grembiule tirò fuori un
fazzoletto a strisce. S’asciugò gli occhi. Levò lo sguardo al cielo e un uomo,
un viandante, la pregò d’alzarsi.
«Presto,
la scala, la scala nel pozzo» gridò Giovannina, guardando quell’uomo che,
apparso dal nulla, reggeva proprio una scala.
Gennarino,
piangente, passò dalle spalle di quell’angelo alle braccia tremanti di sua
madre. Quell’uomo si allontanò così com’era apparso.
Ancora
oggi, Gennarino, non sa chi è stato il suo salvatore.
Nessuno ha
mai saputo chi fosse quell’uomo vestito: un venditore di scale? un ebanista?,
un potatore?, oppure… un santo?
Nessun commento:
Posta un commento