lunedì 18 aprile 2016

Damiano Leo: "La scala nel pozzo"

(Damiano Leo, l'immagine è tratta dal profilo facebook  di Damiano Leo)

 Ricevo da Damiano Leo e pubblico il racconto "La scala nel pozzo". Buona lettura!



"La scala nel pozzo"


Quella piccola peste di Gennarino ne aveva già scampate delle belle. Sua madre aveva dovuto rinunciare a dare una mano durante la raccolta delle olive, perevitare che al pargoletto capitasse  l’irreparabile. Sempre più appariva come una pentola in ebollizione. Un mare agitato. Non stava mai fermo. La sua sete di sapere, scoprire, vedere, toccare sembrava non essere mai paga. Nessuno, in famiglia, aveva mai mostrato tanta curiosità.
Il prete, pure lui, aveva consigliato Giovannina di lasciarlo fare, il piccolo. Solo così avrebbe imparato di più e più in fretta. Una sana curiosità è alla base d’apprendimento e formazione.
Certo, lascialo fare, ma tienilo sempre a portata d’occhio. Non si sa mai. Giovannina continuava a guardare l’uliveto da lontano e marcava stretto quel piccolo vulcano di suo figlio.
Gli uomini di casa si erano raccomandati di far trovare loro un bel piatto di fave, per cena. Magari con accanto una grossa manciata di cicorie o d’erbe selvatiche. Quelle del loro campo.
La donna, paniere e coltello in una mano e l’altra stretta a quella di Gennarino, girovagò tra zolle e pietre, in cerca di verdure.
«Guarda, mamma, quante palline nere!» disse Gennarino, piegandosi a raccoglierle.
«Fermo, no,  non toccarle», lo bloccò la madre. «Quella è cacca, la cacca delle pecore.
Non ti permettere…».
Gennarino non si permise e seguitò a studiare altri misteri.
A pochi passi dall’aia, appena attraversata, aveva notato uno strano luccichio. Pensò e ripensò.
Sua madre, del raccolto, separava il buono dal cattivo. Scrollò quanta più terra poteva dal paniere. Lasciò, giusto un momento, la mano di suo figlio, che ancora si chiedeva cos’era quello strano luccichio. Corse a vedere.
«Acqua!, quant’acqua!!!» esclamò, meravigliato, Gennarino.
«Chissà chi si nasconde, sotto l’acqua» si chiese il piccolo sporgendosi in avanti.
«Il diavolo, ci sta, lo dice il nonno» e continuò, sporgendosi di più, «voglio vederlo». Cadde di sotto. Oddio, cadde di sotto.
Volarono per aria urla e cicorie.
«Correte, Gennarino è giù nel pozzo. Correte! Venite!!! Gesù, Gesù che brutta cosa!!!». La donna, disperata, cadde in ginocchio. Dal fondo del grembiule tirò fuori un fazzoletto a strisce. S’asciugò gli occhi. Levò lo sguardo al cielo e un uomo, un viandante, la pregò d’alzarsi.
«Presto, la scala, la scala nel pozzo» gridò Giovannina, guardando quell’uomo che, apparso dal nulla, reggeva proprio una scala.
Gennarino, piangente, passò dalle spalle di quell’angelo alle braccia tremanti di sua madre. Quell’uomo si allontanò così com’era apparso.
Ancora oggi, Gennarino, non sa chi è stato il suo salvatore.
Nessuno ha mai saputo chi fosse quell’uomo vestito: un venditore di scale? un ebanista?, un potatore?, oppure… un santo?

 



 

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