giovedì 25 giugno 2015

Piazza Sant’Antonio e via San Rocco negli anni “d’oro del boom economico”

(Piazza Sant'Antonio, foto Antonio Spalluti)




Negli anni ’60 e ’70 Piazza Sant’Antonio e via San Rocco rappresentano quello che oggi si direbbe un indotto commerciale. Le numerose attività commerciali presenti in quel periodo costituiscono il fiore all’occhiello della città. Sono gli anni del cosiddetto boom economico, un periodo segnato dalla crescita economica e dallo sviluppo tecnologico. Molti cegliesi in quegli anni vengono assunti alla Montecatini di Brindisi e all’Italsider di Taranto. Un operaio all’epoca guadagnava circa 300.000 lire al mese e l’affitto di un dignitoso appartamento costava pressappoco 30.000. La sicurezza economica legata ad uno stipendio fisso trasformò completamente lo stile di vita delle famiglie italiane. Nelle case compaiono i primi frigoriferi e le prime lavatrici (gran parte degli elettrodomestici vengono prodotti dalle imprese italiane). Le strade delle città si riempiono di automobili. E’ un periodo florido e si vive di certezze. Nello stesso tempo, però, in questi anni di crescita economica aumenta il divario tra Nord e Sud. Infatti, proprio in questo periodo si ha un aumento del flusso migratorio verso le città del Nord. Molti cegliesi lasciano la propria terra per andare a trovare lavoro in Germania, in Svizzera, a Milano, Torino etc.
Tuttavia, negli anni 60’ e 70’ tra Piazza Sant’Antonio e via San Rocco sono attivi numerosi negozi commerciali. Su Piazza Sant’Antonio si trovavano le seguenti attività: l’Ufficio del Dazio e quello del Collocamento; il bar Sant’Antonio, i negozi di generi alimentari di Angiulicchje a spagnole  (Argentiero  Angela) e di  Narine di Marchitiedde agli inizi di via Muri; il fruttivendolo Silibello, l’edicola Stoppa e la benzina di Pietre di mazzocchele (Pietro Carlucci). Su Piazza Sant’Antonio si svolgeva anche la cosiddetta befana del vigile. Si allestiva una postazione e la gente portava doni di ogni genere, in modo particolare prodotti alimentari. Nata per raccogliere generi alimentari e doni da distribuire ai bisognosi, ma anche come riconoscimento dell'impegno dei vigili al servizio della città, la Befana del vigile rappresentava una tradizione diffusa in molti grandi Comandi. Consisteva nel donare al vigile in pedana, un regalo, un pensiero, secondo le proprie disponibilità. Interrotta negli anni ’70, attualmente la befana del vigile è stata ripristinata in alcuni comuni Italiani.
 
 
 
 
(Via San Rocco, Foto Antonio Spalluti)
 
 
Su via San Rocco, invece, le attività commerciali erano le seguenti: il bar di Cordiano, il tabacchino di Spalluti, lo studio del dentista Greco, i barbieri Casalino e Nacci, la sartoria del maestro Erminio Vitale; il negozio di scarpe di Luciette a piche (Leporale Lucia), la merceria di Tuccia di passiatore (Argentiero Vita) e il negozio di elettrodomestici di Caroli; lo studio del fotografo Lerna, la ferramenta di Rocco Gallone, la farmacia di Perrino, il negozio di tessuti di Giovanni Iannizzotto vicino alla Banca popolare; la maglieria di Anna Annese, il negozio di elettrodomestici di Tonino Gioia, la salumeria di Cicce Pandane (Mita) e quella di Pietro di Silviestre e a puteje du demonie (Biondi).
In quegli anni la gente comprava di tutto. Gli elettrodomestici e gli altri beni di consumo si acquistavano sul posto dal negoziante di fiducia, il denaro (la lira) circolava e si creava benessere e lavoro. C’era la sicurezza data dal posto fisso. In quel periodo, inoltre, Ceglie conosce una trasformazione urbanistica notevole. Molti suoli incolti, come la zona Moretto, vengono edificati e il volto della città assume una nuova fisionomia.
 
 

 

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