Ricevo e pubblico con piacere.
Filippo Balducci pianista
Filippo Balducci è
pianista concertista e didatta.
Vincitore di
Concorsi pianistici nazionali e internazionali, tra cui quelli di Osimo,
Lamezia terme, Enna, Senigallia, Pinerolo e Cincinnati (USA), ha suonato in
prestigiose sale da concerto in Italia, Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Russia,
Slovenia, Turchia, Stati Uniti e si è esibito come solista con prestigiose
orchestre dirette, tra gli altri, da Marc Andreae, Enrique Batiz, Maurizio
Billi, Josif Conta, Roberto Gianola, Julius Kalmar, Francesco Lentini, Aldo
Sisillo.
Deve la sua
formazione ad Angela Montemurro, Aquiles Delle Vigne e Fausto Zadra del quale
ha continuato il lavoro di ricerca sulla tecnica pianistica.
Ha seguito anche masterclasses
con musicisti quali S. Fiorentino,
J. Demus, G. Sandor, P. Badura Skoda, M.
Marvulli, L. De Moura Castro, L. Natochenny, V. Feltsmann, e per la
musica da camera con P. Vernikov, K. Bogino e col Trio di Trieste. Molto
proficuo e stimolante è stato anche il recente confronto con il pianista Benedetto Lupo, con cui ha conseguito
la Laurea di II livello in Pianoforte a
indirizzo solistico con la votazione di 110 e lode e menzione speciale del
MIUR.
Vincitore di tre concorsi a cattedra
per titoli ed esami, é attualmente docente di Pianoforte Principale e Didattica
pianistica presso il Conservatorio di Bari. Già assistente del M° Delle Vigne
in Francia e del M° Zadra in Spagna e Svizzera, è regolarmente invitato a
tenere corsi di perfezionamento presso l' Accademia "F. Chopin" di Lugano e a far parte delle giurie di Concorsi
nazionali e internazionali.
Ha registrato per
la RAI e la WGUC di Cincinnati e inciso per Stradivarius.
Appassionato interprete di Alexander
Skrjabin, ha inciso recentemente un cd per l’etichetta DigressioneMusic dal
titolo Scriabine. Portrait d’un
visionnaire ed è autore del saggio Musica
dell’Apocalisse: la rivoluzione di Scriabin edito da SBF nell’ambito della
collana musicologica “Viaggio d’Inverno”, curata da Alessandro Zignani, disponibile
anche in formato digitale.
È ideatore e direttore artistico del
Festival pianistico “Città di Corato”.
Mendelssohn e Schumann. Tradizione e innovazione nel
Romanticismo Tedesco
F. Mendelssohn
Bartholdy (1809-1847)
Fantasia in Fa diesis minore op. 28
Con moto
agitato-Andante – Allegro con moto - Presto
Romanze senza parole dall’op. 30
n. 1 Andante
espressivo - n. 2 Allegro di molto
Variations Sérieuses in Re minore op. 54
*****
R. Schumann (1810-1856)
Davidsbündlertänze op. 6 (Prima versione)
I. Lebhaft - II. Innig - III. Mit
Humor - IV. Ungeduldig - V. Einfach -
VI. Sehr rasch und in sich hinein - VII.
Nicht schnell mit âusserst starker Empfindung -
VIII. Frisch - IX. Lebhaft - X.
Balladenmässig, sehr rasch - XI. Einfach XII. Mit Humor -
XIII. Wild und lustig - XIV. Zart und
singend - XV. Frisch - XVI. Mit gutem Humor -
XVII. Wie aus der Ferne - XVIII. Nicht schnell
Toccata
op. 7
Il programma mette a confronto due grandi
compositori della prima metà dell’Ottocento, vicini nella vita, nella
professione e nella poetica, seppur lontani per temperamento e scelte
estetiche. Il primo elabora un personalissimo stile nel solco della tradizione
classica e biedermeier, innovando quasi silenziosamente. Il secondo è un
rivoluzionario, attivo anche come critico musicale, che combatte apertamente la
sua battaglia per una Musica “nuova”, istintiva, semplicemente ispirata eppur
complessa.
Mendelssohn e Schumann peraltro sono
profondamente accomunati dall’amore per il Lied - quando scrivono romanze per
pianoforte solo la loro scrittura si assomiglia moltissimo - e per la polifonia
bachiana. Entrambi amano i contrasti, tipicamente romantici, fra l’intima
meditazione e lo slancio impetuoso, ma mentre in Mendelssohn la prima è
schietto lirismo ed il secondo virtuosismo scintillante, nello schizofrenico
Schumann il contrasto è spesso fra sogno e incubo, depressione ed esaltazione,
gioia ed angoscia.
La Fantasia
op. 28 di Mendelssohn non a caso porta il sottotitolo di Sonata Scozzese. Il compositore elabora,
infatti, una personale struttura di Sonata con un Andante meditativo e malinconico quasi in forma-sonata, ma con
introduzione, sviluppo e coda fantastici ed appassionati, un insolito secondo
tempo Allegro dal carattere sereno e
dallo stile quasi mozartiano ed uno scintillante quanto drammatico Presto, una specie di “moto perpetuo” in
forma-sonata.
Nelle Romanze
senza parole - Mendelssohn ne ha scritte 48 - il pianoforte canta e al
tempo stesso si accompagna magistralmente. In particolare in queste è facile
percepire la reciproca influenza di un compositore sull’altro.
Le Varations
sérieuses op. 54 sono un’opera profondamente ispirata e magistralmente costruita. Mendelssohn raggiunge livelli eccelsi
nell’arte della variazione padroneggiando sia tutti gli stili del passato e del
presente - dal corale figurato, al fugato, alla romanza, al preludio, allo
studio romantico - sia una tecnica pianistica multiforme ed innovativa. Le
variazioni si susseguono senza soluzione di continuità conferendo al brano un
carattere quasi rapsodico.
Di Schumann è qui proposta un’opera
emblematica: Le danze dei “Fratelli di
Davide”, i quali nel programma filosofico-estetico del compositore
rappresentano appunto l’innovazione, la sincerità, l’espressione delle mille
sfaccettature dell’animo umano in Musica, e combattono idealmente (come nel Carnaval op. 9) contro “i Filistei”,
ossia gli accademici, i falsi e i compositori di musica “alla moda” o “di
facile ascolto”. Ognuno dei 18 brani porta in calce la firma di uno dei due pseudonimi di Schumann (in alcuni
casi di entrambi): l’introverso, tenero, sognatore Eusebio o l’estroverso, energico e appassionato Florestano. La prima edizione è
preceduta da un Antico detto che
spiega la poetica della raccolta: in ogni
età / gioia e dolore si mescolano / resta pio nella gioia / e sii pronto al
dolore con coraggio”. All’inizio del nono vivacissimo brano Schumann
scrive: “Qui concluse Florestano, e le
sue labbra tremarono dolorosamente”. All’inizio dell’ultimo, invece: “Anche se non vi era più nulla da aggiungere,
Eusebio volle concludere mentre i suoi occhi brillavano per l’immensa
beatitudine”.
Il concerto si chiude, nel segno di Florestano,
con la brillantissima Toccata op. 7,
in cui il giovane compositore sperimenta un virtuosismo arduo e scomodo. Non a
caso Schumann, in quegli stessi anni, dopo aver provato a migliorare la propria
tecnica pianistica anche con strani esperimenti ed essersi provocato una
lesione all’anulare della mano destra, abbandonò la carriera di pianista per
dedicarsi solo alla composizione.
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